lunedì 10 novembre 2014

Chiamata rifiutata (racconto completo)




Non risponde.
Provo di nuovo.

Niente.
È la terza volta in due minuti che provo a richiamare, ma niente.
Un attimo soltanto, provo di nuovo.

 Niente.

Si va bene, lo so, è colpa mia. Però…
Un attimo! Cos’è quello? Ah si..si..ecco cos’è…
Dicevo. Lo so, è colpa mia. Colpa della mia incostanza con le donne, della mia incapacità di decidermi. Sono fedifrago per natura, non posso farci niente. C’ho provato tante volte. Ogni volta mi dicevo che sarebbe stato diverso. Invece, tac…e ci ricadevo di nuovo.

Però questa volta è andata diversamente. Quasi. Cioè…che cacchio è quella roba? Un dito. Si, un dito.
Stavolta, dicevo, è stato un po’ diverso. Va beh, l’ho conosciuta come al solito. Cioè, l’ho conosciuta è ho preso una bella botta, nonostante fossi fidanzato. Ho voluto incontrarla lo stesso. Ma le ho detto subito come stavano le cose, come faccio sempre d’altronde. A questo punto, solitamente, le cose prendono tre strade differenti. Ci sono quelle che ti scopano perché comunque uno cosi non possono perderselo. E poi si innamorano. Quelle che ti scopano, perché già sono molto prese, e sperano di poterti portare via un pezzo alla volta. E si innamorano sempre di più. Ci sono quelle che troncano perché di quelli fidanzati non vogliono saperne. E non le vedi più. Poi è arrivata lei. E tutto è stato diverso. O forse sono io che la vedevo diversa. O forse le cose sono sempre diverse, e questa non è che la mia interpretazione. Fatto sta che…ma è la gamba quella? Si, mi sa di si.
Vista l’interruzione, riprovo.

Niente.
Potrebbe anche rispondere adesso.
Fatto sta che lei entra nella mia vita. Ci vediamo. Ci baciamo. Ma finisce lì. O meglio non si va oltre. E continuiamo a vederci. E a distanza di tempo, tanto tempo, succede una cosa per volta. Ma noi continuiamo a vederci. Dopo più di sei, sette mesi ci tocchiamo. Nel mentre io cambio persino ragazza. E non pensate che sia così stronzo. Avevo capito che non era un passatempo. Fra una fidanzata e l’altra io vado da lei e le chiedo se fra noi può esserci di più. Mi dice che vuole tempo. In realtà, lo sapevo già allora, non si fida di me. Ed io non sono un tipo paziente. Vado per la mia strada, dopo averla cordialmente avvertita. Ci metto una pietra sopra, penso. A più di un anno, molto più, da che ci conosciamo, dopo tutto questo parlare, di come non sia cosa fra noi ecc, facciamo l’amore. Una volta sola. Poi non capita più per una sacco. Però continuiamo a vederci. Lei mi chiede qualcosa di più. Io stavolta ho paura. Ho fatto un sacco di cazzate. Sono un indeciso di natura, mi pare. Quindi…cavolo ma è l’ intestino quello?
Per farla breve, io le dico che non riesco a staccarmi dalla persona con cui sto. Perchè ho paura. E tante altre cose. Ed è vero. Lo è sempre. Ma stavolta di più. Penso che sarà rottura definitiva. Finiamo per fare l’amore di nuovo. E poi, per un po’, diventa la normalità. Bellissima normalità. Naturalezza. Ed io mi sento sempre più legato a lei. E più volte rischiamo di non vederci più. Lei decide di sparire fintanto che io non mi fossi liberato. Non sono proprio le sue parole ma il concetto è quello, direi. Provo a sentirla comunque. Le scrivo. Ma nulla. Stavolta lei sembra inamovibile. E mi sembra anche giusto, dirà qualcuno.
Però adesso potrebbe anche rispondere. Cavolo quanto sangue…
Potrebbe rispondere perché ho deciso, per una volta, di fare la cosa giusta. Ho chiuso l’altro rapporto. E la cerco. Gliel’ho scritto via mail, via sms. Ma lei non risponde. Va bene, è stato un periodo difficile vicino a me. È da pazzi pensare di starmi vicino. Però ho fatto quello che voleva. E poi potrebbe rispondere no?
Almeno dirmi perché ce l’ha ancora con me, visto che ho fatto tutto quello che voleva. Mi sembrerebbe giusto. Anche solo per mandarmi al diavolo.
Uff! Non ricordo bene dove volevo arrivare. Mi sento un po’ confuso. Stanco. Potrebbe rispondere adesso.
Riprovo.

Niente.
Eccheccavolo! Io non lo uso mai il cellulare mentre guido, ma per stavolta ho fatto un ‘eccezione. Volevo dirle che stavo andando a piazzarmi sotto casa sua. Finché non si fosse spiegata, almeno. Non l’ho proprio vista quell’Alfa che arrivava. Cazzarola, un altro dito, lì vicino il cruscotto. Sì che io avevo il verde. Però magari l’avrei vista. L’Alfa. Se non parlavo al telefono, intendo.
Insomma lo so che è colpa mia se siamo in questa situazione. Però ora sono qui. In una qualche posizione che non saprei descrivere (Raggomitolato? Piallato? Forse appallottolato rende meglio l’idea.). Ho strisciato un metro ( non è  poco in questo momento. Non vedo bene, ciò che vedo non mi rassicura, un braccio non funziona, anzi non lo sento, e le gambe sono messe maluccio, visto che sembrano non avere niente di solido all’interno) sull’asfalto pregando che il telefono ancora funzionasse. Trovato il numero in rubrica con quattro dita. Ed è la quinta (quinta? sesta? Non so bene) volta che provo a chiamarla. Va bene, è arrabbiata con me. Però le sto dedicando gli ultimi quindici minuti di me.
Potrebbe anche rispondere, adesso.
Riprovo.


Niente.



CHIAMATA RIFIUTATA  
di Mauro Nigro




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