CLO
Alzo le coperte e Clo è la.
Come ha sempre fatto. Sempre partendo dalle labbra, passando
per il petto, una puntatina al cazzo ed alle ginocchia, e poi lì a baciarmi i
piedi.
Con passione.
Ad abbracciarli, tenerli stretti.
Come se temesse che dovessero scappare.
Portarmi via.
Come se dipendesse solo da loro.
I miei piedi.
Che io detesto profondamente.
Che ho sempre trovato la parte meno bella del mio corpo, per
il resto più che passabile.
È solo cambiato il letto.
Questa volta è il mio letto singolo da adolescente
trentenne, e non il suo enorme, comodo, confortevole letto matrimoniale.
È’ lì come sempre, Clo.
Come ogni volta che, frastornato dall’orgasmo e dal sonno
che cercava di portarmi via, alzando le coperte per capire dove fosse finita,
immancabilmente la trovavo lì, ad avvolgermi dalle caviglie in giù, guardandomi
dritto negli occhi mentre sbirciavo in basso e pronunciando sempre la stessa
frase:
“Che vuoi? Fatti i
fatti tuoi!”
Come se i miei piedi non fossero fatti miei!
Ma stavolta c’è qualcosa di diverso.
Il tono di sfottò, di dolcezza mista ad ilarità, il sorriso
che vagamente affiorava sulle sue labbra soddisfatte, non ci sono più.
Sarà la rabbia della rottura del nostro rapporto, la
distanza davvero incolmabile che ormai c’è fra noi, sarà che tutto è cambiato,
ma Clo è diversa.
I suoi occhi brillano di una luce inquietante,
letteralmente.
Il suo non è più un sorriso, ma un ghigno, con qualcosa di
perfido.
Di malvagio ed al contempo sofferente, come traspare
chiaramente anche dalla battuta da copione, ripetuta anche questa volta. Ma con
un tono decisamente diverso. La voce acida, ma lievemente incrinata, come se
stesse per piangere.
Clo è arrabbiata con me.
È chiaro.
Forse perché non voleva che ci lasciassimo.
Tutto questo non va bene.
È’ una brutta situazione davvero.
Anzi, a pensarci bene, Clo non dovrebbe nemmeno essere lì.
Visto che è morta tre giorni fa.
Ed io non sento più i piedi.
Ora.
Nessun commento:
Posta un commento